Una incredibile varietà di alberi provenienti da ogni dove, una profusione di colori e profumi che suscitano emozioni. Un sogno iniziato più di quarant’anni fa: piantare tra i cunicoli e le grotte delle antiche cave di pietra di Favignana un orto botanico che è diventato un gigantesco eden sommerso.
Assolutamente da vedere. Sull’isola, dove ancora il visitatore può godere della vista, grazie anche a una minore urbanizzazione, di un susseguirsi di suggestive “pirrere”, il legame tra l’uomo e la terra trova ampia testimonianza. Qui le cave, ormai inattive, sono parte integrante di abitazioni e giardini.
Il loro recupero riveste un ruolo particolare e necessario per restituire e promuovere la conoscenza di luoghi carichi di storia, e caro alla memoria dei favignanesi. Il Giardino dell’Impossibile – chiamato così perché sembrava che nulla potesse mai attecchire tra questi spazi poco fertili e ostili – è nato grazie a un intervento di bonifica delle cave di Villa Margherita, e a un’operazione di riqualificazione non solo di quanto abbandonato materialmente nel territorio dalle generazioni passate, per ricostituirne i segni dell’ingegnosità lavorativa, ma anche del patrimonio storico lasciato dai “pirriaturi”, testimonianza di una vita sociale diversa che affascina attraverso la suggestione degli scavi ora informi, ora geometricamente realizzati.
Per una comoda fruizione degli spazi, sono stati pensati agevoli percorsi di visita, attraverso ambienti naturali prima ignorati. Sono venuti fuori numerosi scorci di particolare suggestione paesaggistica che consentono di decodificare chiaramente l’opera dei pirriaturi, e certamente la conoscenza di questi luoghi unici potrà contribuire ad aumentare l’apprezzamento per l’isola di Favignana, già nota e amata per la bellezza del suo mare e delle sue coste.
Queste cave hanno ricevuto il giusto riconoscimento: il 14 dicembre 2010 i “Giardini Ipogei di Villa Margherita” sono stati iscritti nel Libro delle Espressioni del R.E.I.L. (Registro delle Eredità Immateriali di Interesse Locale) Isole Egadi in quanto rappresentano un’alta espressione del patrimonio culturale dell’umanità.
Autrice di quest’opera magnifica è stata Maria Gabriella Campo, che considerò il suo lavoro il miglior viatico per proseguire l’opera di divulgazione intrapresa anche nel ricordo del padre, anch’egli, in gioventù, cavatore di tufo. Non ha dato ascolto a chi le sconsigliava di perseverare in quest’idea e avendo appreso dalla madre la passione per le piante, decise di dedicarsi alla realizzazione di un piccolo giardino, qualche aiuola senza molte pretese, che potesse rendere più gradevole quella natura arida e desolata, e si cimentò con non poca caparbietà nella difficile impresa di fare attecchire delle piante da fiore e creare una zona d’ombra con pini d’Aleppo.
Una pioniera che ama la natura, e che voleva realizzare un’oasi verde, soprattutto all’interno delle cave, quale sua più grande sfida: fu così che, stimolata da piccoli successi, riuscì a dialogare con quella stessa natura difficile di Favignana, facendo attecchire diversi tipi di piante (ad oggi circa 300 specie provenienti da tutto il mondo) in una terra poco fertile che adesso costituisce il nucleo principale del parco dell’odierna Villa Margherita, con il “Giardino dell’Impossibile”, il cui nome è stato ispirato proprio dai suoi detrattori.
Lasciando alla natura il grosso del lavoro, è stata possibile la realizzazione di un esempio di giardino selvatico, a detta di molti rifugio della spiritualità e della poesia, nato inizialmente non per essere mostrato, ma come un luogo privato dove vivere, pensare e sognare.
Ben presto però un flusso di visitatori curiosi della natura e della botanica, ha intrapreso il viaggio all’interno della vita della signora Gabriella, figlia di un tagliatore di pietra dell’isola, che ha saputo dar vita al percorso guidato tra sapori, colori, emozioni senza tempo, che permettono di farsi un’idea di come Favignana è diventata quella di adesso, e della vita degli abitanti. Unico posto dove poter vedere gli scavi nell’arenaria sia a mano che con i macchinari.
I giardini sono straripanti di piante e fiori mediterranei ed esotici. La visita dura un paio di ore che trascorrono in un lampo, e il coinvolgimento emotivo è istantaneo perché l’atmosfera è densa di una sacralità magica che trasporta in un piccolo mondo a parte, fatto di variegate forme di fiori, piante e alberi secolari, disposti in maniera tale da sembrare tutti unici.
Le meraviglie del Giardino dell’Impossibile di Villa Margherita si nascondono tra le cave ormai inattive a cielo aperto, tra i labirinti di gallerie, grotte e stretti cunicoli del ventre di Favignana, dove l’uomo ha scavato per secoli in cerca di calcarenite, una pietra bianca e facilmente lavorabile, particolarmente pregiata e utilizzata in edilizia. Con la calcarenite favignanese sono stati costruiti monumenti, case, chiese e palazzi in tutta la Sicilia (il Teatro Massimo a Palermo e la città di Messina, ricostruita dopo il terremoto del 1908). Un esempio straordinario di riqualificazione realizzato in trent’anni di lavoro da Maria Gabriella Campo, che ha voluto fondere la storia con la natura.
Oggi il Giardino dell’Impossibile conta oltre 40 mila metri quadrati di orto botanico, la metà dei quali sotto il livello della strada, con quelle 300 specie provenienti da tutto il mondo: ibischi, palme, fiori tropicali, alberi da frutta, olivi e flora autoctona crescono rigogliosi tra antiche gallerie e grotte, arricchite da statue e specchi d’acqua. Il Giardino dell’Impossibile non è solo un museo botanico, ma anche storico e culturale.
È un luogo, restituito alla collettività come patrimonio da difendere e coltivare, che si snoda attraverso un dedalo di gallerie, grotte, cunicoli, cave a cielo aperto dove la calcarenite abbraccia le piante: alberi di jacaranda e papiri egiziani, siepi di carissa e ibisco, euforbie africane e yucche, agavi, bouganvillea e agrumi. Un mondo al di là di un muro a secco, lungo una delle tante strade sterrate che percorrono l’isola di Favignana.
Articolo di: Jana Cardinale per BALARM